Skip to main content

Associazioni e protesti, i rischi del no-profit

Associazioni e protesti

Il presidente di ogni associazione, soprattutto se no-profit, difficilmente mette in conto la possibilità che la propria realtà venga protestata. Con la speranza che ciò non accada mai, in verità è un rischio che si può correre e non è affatto difficile che ciò accada. Gestire un’associazione non è molto semplice dato che il settore no-profit non viene gestito come una normale azienda, anzi non va proprio gestito come un’impresa e questo la maggior parte dei commercialisti, non lo sa. Nel momento in cui ci si affida a dei professionisti nella tenuta conto è bene non sbagliarsi e optare sempre per specializzati nel settore altrimenti i rischi sono davvero alti e finire all’interno di qualche mirino della Guardia di Finanza non è difficile e potrebbe creare disagi seri.

Gestione Interna di un’associazione

Nel no-profit, la maggior parte delle volte accade che la contabilità venga tenuta internamente e questo non è un errore dato che la legge lo consente, ma così facendo, a meno che non si è altamente ferrati, si potrebbe incappare in una serie di errori. Gli accertamenti fiscali possono essere richiesti anche a distanza di anni quindi le sanzioni, soprattutto per gestioni precedenti possono essere salate dato che non si ha neanche più sottomano la situazione. Se prendiamo un esempio possiamo citare che un’associazione emiliana da poco è stata sanzionata di 140mila euro per un controllo fiscale dell’anno 2011. Ovviamente, anche se non è sempre così, un’associazione non possiede tutte queste somme e a rispondere, subito dopo l’associazione c’è il presidente con il proprio patrimonio personale. Se il presidente non possiede le somme dovute? Si passa al pignoramento dei beni del presidente stesso.

Beni di un presidente che non si possono pignorare

Per fortuna esistono dei beni che non si possono pignorare e che quindi il presidente rischia di non perdere per colpa di una qualche piccolissima svista. Questi beni sono:

  • La prima casa
  • Lo stipendio
  • La pensione
  • Il fondo patrimoniale
  • Il conto corrente
  • Le polizze vita

La prima casa non può essere pignorata solo se è l’unica che il presidente possiede, se è di lusso, se è il posto in cui lo stesso ha fissato la propria residenza. Nonostante ciò, se l’entità del debito si aggira oltre 20 mila euro, può essere oggetto di ipoteca. Se tale debito supera invece i 120 mila euro l’abitazione può arrivare ad essere pignorata e successivamente quindi messa all’asta. Per quanto riguarda lo stipendio invece, se esso non supera € 2500 mensili non può essere pignorato al di sopra di 1/10, ovvero di € 250, per cifre superiori fino a € 5000 mensili può essere pignorato per 1/7, mentre la parte da poter pignorare sale a 1/5 quando lo stipendio ammonta a più di € 5000. Per quanto riguarda la pensione vale lo stesso che viene considerato per gli stipendi ad eccezione che non potrà mai essere pignorata una pensione che non sia superiore all’assegno sociale. Il conto corrente gioca un ruolo importante in quanto le somme già presenti sul conto non possono essere pignorate se non per una somma che equivalga al triplo dell’ammontare dell’assegno sociale. Per le somme che invece vengono accreditate successivamente, il pignoramento non può superare un quinto di esse. Ma c’è da porre notevole attenzione al conto corrente in cui viene esclusivamente accreditato stipendio o pensione dato che l’ammontare del pignoramento può arrivare addirittura al 100%. L’uniche somme che non si possono pignorare sono quelle appartenenti alle polizze vita.